da Repubblica.it
Un'altra lettera, ma questa volta del suo maestro in chirurgia e fondatore del centro trapianti di Pittsburg Thomas Starzl, che lo incoraggia ad andare avanti. Ignazio Marino, il chirurgo-senatore, terzo candidato leader del Pd, della campagna scatenata contro di lui per presunti rimborsi gonfiati di cinquemila euro (che è andata avanti a colpi di missive e di fax), non vuole più parlare. "Mi ha amareggiato, ferito tutta la storia. Non ho niente da rimproverami. Ora sono partite le mie denunce".
Ma lei, senatore Marino, ha pensato a una campagna manovrata?
"Beh, il Giornale mi ha dedicato la prima pagina accusandomi tra l'altro di eutanasia. Sono contro l'eutanasia. Solo chi è incapace di riflettere può confondere l'eutanasia e la battaglia per la libertà di scelta delle cure mediche. Se ne discuterà in tribunale. Piuttosto parliamo della mia mozione e di contenuti pre-congressuali".
Appunto. Il dibattito in vista del congresso di ottobre sembra impoverirsi ogni giorno che passa. Diventa scontro tra big e conta interna. Brutto clima nel Pd?
"Tra di noi, nella nostra mozione il clima è bello. Abbiamo scelto i candidati segretari nelle regioni con un metodo che parte veramente dal basso, dalle consultazioni con gli elettori e gli iscritti. Devo ringraziare soprattutto Michele Meta, e Pippo Civati e Sandro Gozi. Sono contento che molti dei candidati regionali vengano dalla società civile".
Ma le stilettate tra gli sfidanti - Franceschini, Bersani, e lei - e i "grandi elettori" - Fassino, Veltroni, D'Alema, Rutelli, Bindi, Letta - sono continue.
"Per questo la mia parola d'ordine è: restare fuori dallo scontro. Basta a un dibattito un po' sterile. A Franceschini e Bersani propongo un faccia a faccia sui contenuti. Non voglio fare polemiche, ho giurato a me stesso che piuttosto mi taglio la lingua".
I contenuti. Spesso le distinzioni tra gli sfidanti sfumano.
"Le nostre scelte sono chiare. I temi che ci interessano sono il lavoro, la sostenibilità ambientale, la crisi economica che mette in ginocchio il paese, il conflitto d'interessi. Sul lavoro. La flessibilità è in parte ormai inevitabile ma affrontiamola con razionalità, prevedendo un contratto di lavoro unico con salario minimo garantito. Sul nucleare, un no netto. Bisogna attivare investimenti e puntare sulle energie rinnovabili. Vedere più in là del nostro naso e fare un piano scuola che promuova la cultura della sostenibilità ambientale fin dalle classi elementari".
Lei, medico e cattolico, in prima linea nelle battaglie bioetiche, è stato indicato come lo sfidante-testimonial di laicità. Non è un po' poco per candidarsi a segretario?
"Questa è stata una forzatura dei media. La laicità è un metodo, non un obiettivo, significa affrontare le questioni nell'interesse generale, non pensando di possedere la verità, avendo umiltà e intelligenza. E quando si chiude un dibattito e si è presa una decisione, ci si deve sentire vincolati e sostenerla con lealtà".
Sul testamento biologico, il Pd ha preso una posizione.
"È passata la linea prevalente, se si fosse invece votato ci sarebbe stata una decisione a maggioranza. Sui respingimenti degli immigrati, per fare un altro esempio. invece di una proposta comune, i leader storici hanno espresso tre visioni diverse".
Tutti voi candidati leader del Pd giurate ora che risolverete il conflitto d'interessi.
"Ce lo portiamo dietro da anni. Questo impedisce che ci sia un'informazione libera e plurale e il centrosinistra deve smettere di stare al gioco perché poi ci viene concesso di nominare il direttore di una tv pubblica. Tra vent'anni la tv sarà una piccolissima parte del nostro modo di comunicare, dobbiamo cominciare stabilire sin da ora regole chiare per non trovarci in nuovi e più complessi conflitti d'interessi".
Scommetta su se stesso. A quanto si dà alle primarie?
"Oltre il 51%".
Non è realista, gli apparati del partito sono contro di lei.
"Ne riparliamo il 26 ottobre. So che tra gli iscritti io sono in minoranza, ma questi sono 800 mila e se alle primarie andassero a votare quattro milioni di italiani, ce ne sono tre milioni e 200 mila da conquistare".
Tuttavia, se nessuno di voi tre avrà la maggioranza, e si torna a decidere nell'assemblea, lei sarà ago della bilancia a favore di Bersani?
"Non siamo merce di scambio. Fisseremo otto punti irrinunciabili e decideremo come votare".
Ci sarà una lista dei girotondi per Marino?
"Avremo un'unica lista con tutti quelli che ci sostengono".
Un'altra lettera, ma questa volta del suo maestro in chirurgia e fondatore del centro trapianti di Pittsburg Thomas Starzl, che lo incoraggia ad andare avanti. Ignazio Marino, il chirurgo-senatore, terzo candidato leader del Pd, della campagna scatenata contro di lui per presunti rimborsi gonfiati di cinquemila euro (che è andata avanti a colpi di missive e di fax), non vuole più parlare. "Mi ha amareggiato, ferito tutta la storia. Non ho niente da rimproverami. Ora sono partite le mie denunce".
Ma lei, senatore Marino, ha pensato a una campagna manovrata?
"Beh, il Giornale mi ha dedicato la prima pagina accusandomi tra l'altro di eutanasia. Sono contro l'eutanasia. Solo chi è incapace di riflettere può confondere l'eutanasia e la battaglia per la libertà di scelta delle cure mediche. Se ne discuterà in tribunale. Piuttosto parliamo della mia mozione e di contenuti pre-congressuali".
Appunto. Il dibattito in vista del congresso di ottobre sembra impoverirsi ogni giorno che passa. Diventa scontro tra big e conta interna. Brutto clima nel Pd?
"Tra di noi, nella nostra mozione il clima è bello. Abbiamo scelto i candidati segretari nelle regioni con un metodo che parte veramente dal basso, dalle consultazioni con gli elettori e gli iscritti. Devo ringraziare soprattutto Michele Meta, e Pippo Civati e Sandro Gozi. Sono contento che molti dei candidati regionali vengano dalla società civile".
Ma le stilettate tra gli sfidanti - Franceschini, Bersani, e lei - e i "grandi elettori" - Fassino, Veltroni, D'Alema, Rutelli, Bindi, Letta - sono continue.
"Per questo la mia parola d'ordine è: restare fuori dallo scontro. Basta a un dibattito un po' sterile. A Franceschini e Bersani propongo un faccia a faccia sui contenuti. Non voglio fare polemiche, ho giurato a me stesso che piuttosto mi taglio la lingua".
I contenuti. Spesso le distinzioni tra gli sfidanti sfumano.
"Le nostre scelte sono chiare. I temi che ci interessano sono il lavoro, la sostenibilità ambientale, la crisi economica che mette in ginocchio il paese, il conflitto d'interessi. Sul lavoro. La flessibilità è in parte ormai inevitabile ma affrontiamola con razionalità, prevedendo un contratto di lavoro unico con salario minimo garantito. Sul nucleare, un no netto. Bisogna attivare investimenti e puntare sulle energie rinnovabili. Vedere più in là del nostro naso e fare un piano scuola che promuova la cultura della sostenibilità ambientale fin dalle classi elementari".
Lei, medico e cattolico, in prima linea nelle battaglie bioetiche, è stato indicato come lo sfidante-testimonial di laicità. Non è un po' poco per candidarsi a segretario?
"Questa è stata una forzatura dei media. La laicità è un metodo, non un obiettivo, significa affrontare le questioni nell'interesse generale, non pensando di possedere la verità, avendo umiltà e intelligenza. E quando si chiude un dibattito e si è presa una decisione, ci si deve sentire vincolati e sostenerla con lealtà".
Sul testamento biologico, il Pd ha preso una posizione.
"È passata la linea prevalente, se si fosse invece votato ci sarebbe stata una decisione a maggioranza. Sui respingimenti degli immigrati, per fare un altro esempio. invece di una proposta comune, i leader storici hanno espresso tre visioni diverse".
Tutti voi candidati leader del Pd giurate ora che risolverete il conflitto d'interessi.
"Ce lo portiamo dietro da anni. Questo impedisce che ci sia un'informazione libera e plurale e il centrosinistra deve smettere di stare al gioco perché poi ci viene concesso di nominare il direttore di una tv pubblica. Tra vent'anni la tv sarà una piccolissima parte del nostro modo di comunicare, dobbiamo cominciare stabilire sin da ora regole chiare per non trovarci in nuovi e più complessi conflitti d'interessi".
Scommetta su se stesso. A quanto si dà alle primarie?
"Oltre il 51%".
Non è realista, gli apparati del partito sono contro di lei.
"Ne riparliamo il 26 ottobre. So che tra gli iscritti io sono in minoranza, ma questi sono 800 mila e se alle primarie andassero a votare quattro milioni di italiani, ce ne sono tre milioni e 200 mila da conquistare".
Tuttavia, se nessuno di voi tre avrà la maggioranza, e si torna a decidere nell'assemblea, lei sarà ago della bilancia a favore di Bersani?
"Non siamo merce di scambio. Fisseremo otto punti irrinunciabili e decideremo come votare".
Ci sarà una lista dei girotondi per Marino?
"Avremo un'unica lista con tutti quelli che ci sostengono".
Nessun commento:
Posta un commento