Bene, grazie ad una email del nostro ottimo Sergio del PD di Monza, rimbalzata da Giorgio a tutti gli iscritti del Circolo 6 (ma ci daremo un nome, prima o poi?), mi sono ritrovato a disposizione le tre mozioni congressuali di Bersani, Franceschini e Marino.
Non trovato
No al nucleare del passato, pericoloso e costosissimo.
Contrastare il nucleare, pur continuando la ricerca, sostenendo un piano energetico nazionale che punti su efficienza energetica (anche attraverso incentivi e disincentivi fiscali per quanto riguarda i processi produttivi), un mix di energie rinnovabili e mobilità sostenibile.
Noi siamo un partito ambientalista perché siamo consapevoli che la Terra è una sola. Il rispetto per l’ambiente è il rispetto che dobbiamo alla nostra stessa casa. Non crediamo che sviluppo e ambiente siano fra loro alternativi: al contrario, l’ambiente è una risorsa essenziale per la crescita sostenibile, per l’innovazione e il ripensamento dei modelli di consumo.
L'Italia è la risorsa dell'economia italiana. Difenderla dalla devastazione e dal saccheggio è come per l'economia di un paese arabo tutelare le proprie risorse petrolifere. Anche per questo valorizzare e investire sull'ambiente e l'economia verde deve essere la nostra priorità. La green economy sarà nel prossimo decennio ciò che è stata la rivoluzione informatica negli anni 80, il nuovo motore dell'economia mondiale.
La nuova energia dell'ambiente (è il titolo di un capitolo).
Convertire l’Italia allo sviluppo ecologico, dell’economia e della vita sociale, in particolare di quella cittadina. Contrastare il nucleare, pur continuando la ricerca, sostenendo un piano energetico nazionale che punti su efficienza energetica (anche attraverso incentivi e disincentivi fiscali per quanto riguarda i processi produttivi), un mix di energie rinnovabili e mobilità sostenibile. Rafforzare gli incentivi per la riduzione di emissioni inquinanti (all'insegna del “cap and trade”), adottare la carbon tax, ridurre l’Iva sui prodotti ecologici, tassare le auto maggiormente inquinanti. Promuovere un consorzio energetico solare tra i paesi del Mediterraneo, così da creare un nuovo rilevantissimo giacimento energetico rinnovabile. Investire sulle nuove tecnologie: eolico d’alta quota, solare a concentrazione, produzione di energia dagli scarti dell’agricoltura (biomasse), energia geotermica di terza generazione. Darci un ordine di priorità nel trattare i nostri rifiuti: prima riusare, poi riciclare, quindi trattare con tecniche innovative al fine di ridurre al massimo la parte residua da incenerire, costruendo un avvicinamento graduale all’obiettivo “rifiuti zero”. Istituire una legge sul regime dei suoli che imponga ai Comuni una contabilità degli usi dei suoli e che sganci la fiscalità locale dal consumo del territorio, trasferendo gli interventi edilizi verso le ristrutturazioni e degli adeguamenti energetico-ambientali degli edifici già esistenti. Promuovere un sistema degli appalti verdi in tutte le forniture della Pubblica Amministrazione e un piano scuola nazionale, per mettere in sicurezza le nostre scuole, per promuovere tra i giovanissimi la cultura della sostenibilità e dare impulso all’edilizia di qualità. Orientare in modo diverso la nostra mobilità, dalla gomma al ferro, e promuovere l’intermodalità. Spostare verso le città il livello delle strategie di contrasto dei cambiamenti climatici, di riduzione dell’inquinamento e di razionalizzazione dei processi di produzione e consumo di energia: verso le città e verso i comportamenti di individui e famiglie che con le loro azioni contribuiscono in maniera sempre più significante ai bilanci energetici e ambientali.
Legalità è democrazia.C’è in Italia una crisi di legalità che erode le basi dell’organizzazione civile. Parte del territorio è presidiato dalle mafie, settori dell’economia sono intrecciati con la criminalità; l’abusivismo continua a sfigurare il Bel Paese, i diritti spesso diventano favori; continua l’odiosa violenza contro le donne, il lavoro nero cancella l’uguaglianza e, troppe volte, la vita; imprese e cittadini spesso non possono contare in tribunale sul giusto risarcimento di un danno subito. Se a tutto ciò aggiungiamo le attività criminali legate all’immigrazione irregolare, è facile comprendere perché esploda l’insicurezza dei cittadini, e soprattutto dei ceti più disagiati, costretti a pagare il prezzo dei nuovi venuti, oltre a quello più pesante della crisi, senza vederne alcun vantaggio. La legalità deve garantire la sicurezza, la prevenzione e il contrasto di fenomeni criminali che ostacolano la convivenza civile e alimentano le paure. Su questi temi possiamo passare all’attacco. Il centrodestra, infatti, agita il problema della sicurezza, ma aggrava ogni giorno la crisi di legalità con i condoni. Per proteggere il suo leader non esita a indebolire gli strumenti di controllo dei corpi dello Stato. La legalità non ha a che fare con il colore della pelle, e neppure con il taglio dell’abito. O è per tutti, oppure non è legalità. Noi crediamo che la legge debba essere uguale per tutti: per i ricchi e per i poveri, per gli italiani e per gli stranieri, per i giudici e per i politici, per chi è famoso e per chi non lo è. La domanda di sicurezza va presa sul serio, con una strategia coerente attenta a favorire la libertà invece di soffocarla, a creare un sistema moderno di certezze e di garanzie giuridiche, ad accrescere la convivenza civile. Vogliamo progettare la sicurezza mettendo a fattor comune le diverse risorse istituzionali e sociali, forze di polizia, magistratura, enti territoriali, polizie locali, associazionismo civile e servizi alla persona, assicurando la qualità del lavoro svolto dagli operatori pubblici che hanno il dovere di tutelare la comunità. Per realizzare le riforme abbiamo bisogno non soltanto dell’efficienza, ma anche del buon nome della pubblica amministrazione. Che si ottiene, come per le politiche industriali, attraverso meccanismi permanenti di riforma nelle molte e diverse strutture pubbliche, con strumenti efficaci di valutazione dei risultati e coraggiosi ripensamenti dell'organizzazione del lavoro, anche utilizzando l'occasione delle nuove tecnologie. La destra preferisce insultare la pubblica amministrazione, senza riformarla. E quale credibilità può avere il governo delle leggi ad personam per chiedere ai dipendenti pubblici di essere irreprensibili? Una riforma sana e virtuosa dell’amministrazione comincia dall’alto, con il buon esempio della politica. È una sfida anche per noi. A cominciare dai costi della politica che devono essere equiparati ai costi medi nei principali Paesi europei. Il Pd ha il compito di dare al Paese una classe politica di alto profilo morale, sobria nei comportamenti, animata dallo spirito di servizio e di rispetto per le istituzioni e la comunità. Ci sono nel territorio molti nostri giovani amministratori, cresciuti con questo impegno, da promuovere e da valorizzare.
No a tutte le forme di illegalità ambientale, cominciando da una lotta senza quartiere alle ecomafie e dall'inserimento dei reati ambientali nel codice penale. [...] L'applicazione rigorosa delle regole è il presidio della legalità e del contrasto alla criminalità organizzata che uccide le potenzialità straordinarie di interi pezzi del Paese. [...]
[Il Mezzogiorno] non ha bisogno di assistenza o di aiuti generici ma richiede risorse per ridurre il divario infrastrutturale, per sostenere le imprese che investono, per colmare i ritardi del sistema formativo e, soprattutto, per vincere la battaglia nazionale per la legalità e contro le mafie.
Vogliamo un Paese con un forte senso di legalità, rispettoso delle regole, consapevole dell’importanza dei doveri di ciascuno. Vogliamo un Paese sicuro in ogni senso: sicuro sul lavoro, sicuro per le strade, sicuro nelle città, che garantisca la sicurezza dei propri cittadini attraverso una protezione civile che lavori per prevenire e minimizzare le conseguenze delle calamità naturali e non solo per gestirne le conseguenze. Un Paese dove la giustizia sia efficiente, rapida e uguale per tutti. Un Paese in cui viga la certezza della pena e che rispetti la dignità dei detenuti. Un Paese libero dal cancro della criminalità organizzata, dal fardello dell’evasione fiscale, dalla corruzione, dall’inquinamento e dai rifiuti. Che tuteli con determinazione il paesaggio e il territorio, le sue bellezze artistiche e naturali e la sua eredità culturale, unica in tutto il mondo. Vogliamo un Paese che si prenda cura dei più deboli, che sostenga chi è in difficoltà. Un Paese in cui ci si prenda cura di coloro che hanno meno, dove il benessere della comunità sia misurato sul benessere degli ultimi.
La vocazione maggioritaria non significa rifiutare le alleanze, ma, al contrario, renderle possibili, perché costruite nella chiarezza, sulla base di vincoli programmatici. Non consiste nell’autosufficienza, ma nella capacità di ritrovare una funzione di rappresentanza popolare, e nell’impegno ad elaborare un progetto di governo che convinca il Paese. Non possiamo più confondere il bipolarismo, che è una conquista della nostra democrazia, con il bipartitismo, che non ha fondamento nella realtà storica, sociale e politica del Paese. Il primo banco di prova verrà dalle elezioni regionali del 2010. Sarà necessario sperimentare su basiprogrammatiche larghi schieramenti di centrosinistra, alleanze democratiche di progresso alternative alla destra. Il nostro impegno comincia ora. I tanti italiani delusi da Berlusconi devono trovarci pronti, quando si volteranno dalla nostra parte.
Vogliamo tornare a vincere e quindi sceglieremo la strada delle alleanze anche per il governo nazionale, come abbiamo fatto nei comuni e nelle province e come faremo il prossimo anno nelle regioni. Ma dobbiamo dire con chiarezza che non torneremo a quella stagione delle coalizioni frammentate e litigiose, costruite con l'unico collante del nemico. Quel tipo di coalizione che ha sempre colpevolmente coperto la qualità dell'azione dei governi di centrosinistra. Formeremo una alleanza che dia agli italiani la garanzia di un programma condiviso e realizzabile. Credibile non solo per vincere ma anche per poi riuscire a governare. E difenderemo i principi del bipolarismo e dell'alternanza tanto faticosamente conquistati. Non torneremo indietro, ad un centro-sinistra col trattino, basato su una divisione di compiti nel raccogliere consenso o nel rappresentare pezzi di società e che circoscriva la nostra capacità espansiva. Solo ipotizzarlo significa dichiarare fallita l'esperienza del Pd, che è nato proprio sul superamento di quella divisione di compiti e significa non avere capito che quello schema si trascina forse in pezzi di classe dirigente ma non esiste più da tempo nel nostro popolo. Un unico popolo fin da prima che nascesse il Partito democratico.
Promuovere nuove alleanze su grandi priorità comuni per l’Europa: la nuova “Alleanza Progressista dei Democratici e dei Socialisti” a cui il PD ha dato vita al Parlamento Europeo non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza per costruire un nuovo schieramento progressista e democratico in Europa e una nuova internazionale democratica, nel mondo. [...]
Un partito che guardi all’esterno, che si prenda cura degli elettori di tutto lo schieramento progressista, che apra con loro un confronto, che miri a rappresentarli il più possibile. Un partito che abbia un forte respiro maggioritario, che costruisca le proprie alleanze a partire dal proprio profilo e da quello che vuole per il Paese, non in base alla convenienza elettorale o al mero esercizio politicista di cui abbiamo avuto fin troppi esempi in questi anni. Un partito che non vuole ridurre le proprie ambizioni e la portata del proprio progetto. Un partito che sia ancora convinto che è necessario aprire un lungo ciclo riformista in Italia, e che intenda stabilizzare il bipolarismo. Un partito che voglia restituire dignità alla politica.
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